Storia della città di Alife
Alife (Allifae in latino, Alìfë in dialetto) è un comune italiano di 7.667 abitanti della provincia di Caserta nella regione Campania. Antica sede vescovile documentata storicamente a partire dall’anno 499, ma sicuramente di fondazione precedente:Diocesi di Alife-Caiazzo.
Per effetto ed a seguito del DPR del 2 ottobre 1995, il comune di Alife ha diritto, nei suoi atti ufficiali, di fregiarsi del titolo di Città che già le competeva in antichità (Civitas Allifarum = Città di Alife). Fa parte della Comunità Montana del Matese.
Situata nella valle del Volturno che serpeggia in un territorio pianeggiante, Alife è una cittadina di rilevante significato storico e archeologico per la cinta quadrilatera delle mura romane e per altre importanti testimonianze antiche e medioevali che conserva.
La piana di Alife è il residuo di un lago nato dall’ostruzione dell’antica valle del Volturno causata dalle eruzioni del vulcano di Roccamonfina. Il suo territorio, percorso dal torrente Torano, affluente del Volturno, si estende per lo più in pianura lungo la valle del Volturno, ai piedi del versante meridionale del Massiccio del Matese ed ha una fascia collinare che, in una parte esigua, sale fino sommità del monte Acuto a1265 m. L’odierna Alife sorge sul luogo dove sorgeva la colonia romana di Alliphae, al centro di importanti vie di comunicazione e di una vasta rete di centuriazione del I secolo a.C., ancora mantenuta nell’attuale tessuto rurale. Il suo centro cittadino conserva ancora la forma di castrum romano fortificato con vie rettilinee che si incrociano ortogonalmente e formano un rettangolo di 540 x405 m., con quattro porte in corrispondenza del cardo e del decumano. Sull’origine di Alife sono sorte varie leggende: per alcuni la città risalirebbe a Noè, per altri sarebbe stata fondata da Eracles, un generale degli Arcadi; per altri ancora sarebbe stata fondata da uno dei compagni di Diomede che, al ritorno della guerra troiana, si recarono in Puglia e fondarono Benevento, altri ancora l’attribuiscono ad Enea, altri ancora la fanno derivare dall’emigrazione Sabellica che, fermandosi ai piedi del Matese, diede origine a Boiano, Telese, Isernia ed Alife, e, successivamente, ad altre città del Sannio. L’ipotesi più certa sostiene che gli Osci, nel V secolo a.C. occuparono il territorio alifano collinare. A testimonianza della sua potenza economica Alife ebbe, nel IV secolo, una zecca ed anche una propria moneta.
Le origini
I due esemplari conservati nel Museo Nazionale di Napoli, presentano la figura del “Toroandroprosopo”, dal quale sembra abbia preso il nome il vicino corso d’acqua, il Torano. Alife, dunque, di origine Osco-Sannita, nello scontro dei Romani contro i Sanniti, fu la prima delle quattro città del Sannio a cadere nelle mani dei Romani: notevoli necropoli, con ricchi corredi funerari databili dal VII-VI secolo a. C. fino al IV secolo a. C., sono state rinvenute in località Conca d’Oro e Croce Santa Maria. Tale insediamento fu occupato e distrutto dai Romani dapprima nel 323 a. C. e successivamente, nel 310 a. C., fu definitivamente conquistato dall’esercito romano guidato dai consoli Valerio e Cornelio. Durante le guerre puniche la situazione peggiorò, in quanto Annibale, deciso a conquistare Capua, si accampò nella pianura della città di Alife. I Romani, guidati dal console Qiunto Fabio Massimo, tallonavano i Cartaginesi e la città di Alife, ormai distrutta da rappresaglie e devastazioni, si trovò in difficoltà nello scegliere per chi parteggiare. Per la sua debolezza, i Romani punirono la città per tradimento, dichiarandola praefectura sine suffragio, cioè privandola di diritti di suffragio e cittadinanza. Anche la guerra sociale portò rovina e distruzione nella città, ma la grande vittoria dei Romani ad opera del console Fabio, conferì alla città onori e glorie con la nomina di municipium sine suffragio. Quando, per la sua posizione strategica e per il carattere dei suoi abitanti, la città diventò colonia militare ed accolse una colonia di plebei Romani di una tribù rustica, ebbe un governo proprio che portò un grande sviluppo guidato dalle famiglie dei Ponzi, degli Apulei e degli Acili Glabrioni che raggiunsero il rango senatorio già nella prima età imperiale. Alife, ben difesa da ampie mura, aveva magnifici templi, superbi edifici, acquedotti, mausolei, l’anfiteatro, criptoportici, palazzi ed aristocratiche ville di cui ancora oggi si scoprono pavimenti a mosaico, colonne e peristili. In seguito al terremoto del 369 d.C. la città e le sue mura in gran parte furono ricostruite. Poi la decadenza romana trascinò dietro di sé anche quella di Alife. In ogni caso nel V secolo Alife già era sede vescovile.
Alife e i Longobardi
Quando i Longobardi crearono il Ducato di Benevento e lo divisero in 24 Gastaldati o Contee, Alife divenne un gastaldato, ma la sua gloria finì: perse i suoi Vescovi e fu bersaglio delle feroci guerre tra Bizantini, Longobardi e Saraceni. Con la divisione del Principato di Benevento in tre entità politiche, Alife entrò a far parte della Contea di Capua, e, nel 965, divenne contea autonoma ed ereditaria. Nel IX-X secolo, in seguito alle discordie tra i Longobardi di Salerno e quelli di Benevento, questi ultimi chiamarono in aiuto i Saraceni, che irruppero su Alife e Telese, dominio dei Longobardi di Salerno, le distrussero e le bruciarono. Alife fu sottoposta a rovinose distruzioni a causa delle frequenti scorrerie dei Saraceni a cui si aggiunse una numerosa immigrazione di Ungari. Passato lo scompiglio delle incursioni saracene, gli Alifani, non potendo ritornare nella loro città completamente rasa al suolo, scelsero Piedimonte e Castello, situati in posizione di maggiore sicurezza, come seconda loro patria In età normanna nel secolo XII, la città fu governata dal conte Rainulfo III che sposò una sorella di Ruggiero II; Rainulfo portò da Roma, per la liberazione dalla peste, i resti mortali del pontefice San Sisto I che divenne il protettore della città. Ruggiero II, dopo aver ammirato Alife soprattutto per le sue acque, in seguito a contrasti sorti con Rainulfo questi fu costretto a fuggire e Ruggiero per punire il cognato ordinò nel 1138 la distruzione della città che fu bruciata. Da allora Alife perse gran parte della sua importanza; divenuta solo un modesto centro rurale, furono fatti vari tentativi di ricostruzione. Su Alife si successero numerose dinastie di feudatari: dal 1178 al 1194 i Gaetani; dal 1194 al 1220 gli Schweisspeunt; dal 1121 al 1269 i d’Aquino e fu proprio al tempo degli Aquino che la città usò per la prima volta lo stemma con l’elefante ed ebbe il suo primo statuto. Dal 1269 al 1301ne fu padrona la Casa di Fiandra; dal 1301 al 1307 i d’Avelle; dal 1307 al 1345 i Janville; dal 1345 al 1404 i Marzano; dal 1404 al 1407 gli Stendardo; dal 1407 al 1419 gli Origlia; dal 1419 al 1459 di nuovo i Marzano; nel 1459 di nuovo i Gaetani; dal 1482 al 1561 Dinastia Diaz Garlon con i quali Alife conobbe uno dei periodi più splendidi della sua storia: vennero rifatti ed aggiornati gli Statuti e, nel 1536, il primicerio della cattedrale Aloisio Acilio, mise in funzione una stamperia libraria e pubblicò alcuni testi inediti. Nel 1561 Filippo II, per punire il conte don Ferrante II Diaz Garlon che aveva partecipato al delitto di una sua sorella, ordinò la distruzione di Alife che fu saccheggiata dalle truppe di Filippo II e di papa Pio IV. Da quel momento l’antica città romana fu quasi interamente abbandonata; anche il vescovo Giacomo Gilberto de Nogueras, insieme a tante altre famiglie di Alife, scelse come sua residenza, ancora una volta la vicina Piedimonte e la storia di Alife si saldò a quella della vicina Piedimonte, finché nel 1620 passò ai Gaetani d’Aragona, signori di Piedimonte. Così per più di due secoli l’antica città romana venne quasi interamente abbandonata.La fine della feudalità del 1806 coincise con l’inizio di una lentissima ripresa: il comune di Alife ebbe propri mulini e un considerevole patrimonio boschivo ed iniziò di una lentissima, ma inarrestabile ripresa; la popolazione aumentò progressivamente A seguito della unificazione Nazionale Alife fu annessa alla provincia di Caserta e visse nella pace e nella tranquillità, ma senza slanci e verso la fine del XIX secolo la popolazione subì una forte diminuzione per l’elevata emigrazione. Nel 1926 il Fascismo abolì la provincia di Caserta ed Alife fu annessa al Beneventano. Durante la seconda guerra mondiale, nell’ottobre del 1943, la città subìun terribile bombardamento americano che rase al suolo quasi la metà della cittadina e gran parte del suo centro storico. Nel 1945 la Trentaquattresima divisione della V Armata Americana operò la liberazione della città. Quando la guerra si allontanò, i suoi abitanti rifugiati in gran parte sulle vicine montagne, ritornati in città, ancora una volta ricostruirono la città e la resero viva.
Alife Oggi
Così ancora oggi, nell’ubertosa pianura attraversata dal Volturno, con i suoi più di settemila abitanti, Alife, ricca dei resti della sua storia, prosegue il suo cammino verso un futuro migliore. Oggi Alife è un florido centro agricolo, notevole per la sua produzione infatti nel suo territorio, costituito per 3/4 da pianura e per 1/4 da montagna, nella zona pianeggiante prevalgono le colture di cereali, delle leguminose e dei foraggi e particolarmente pregiati sono i prodotti ortofrutticoli. Nei terreni in collina è coltivato l’olivo, e buona parte dell’estensione territoriale è ricoperta da vigneti che danno ricercate qualità di vini tra le quali il “pallagrello”, conosciuti già nell’epoca romana. Ma Alife sta ai primi posti della zona per numero di aziende, e possiede alcune industrie di media importanza (cartiere, alimentari e prefabbricati cementizi). Di notevole interesse artistico sono:- l’Anfiteatro Romano riportato alla luce nel 2005, individuato grazie a foto aeree e a saggi di scavo poco al di fuori delle mura lungo la via per la città di Telesia ; l’Anfiteatro, con un asse maggiore di48 m. e uno minore di 38, era il quarto più grande anfiteatro dopo il Colosseo, quello di Pompei e quello di Capua.- il Mausoleo degli Acili Glabrioni. – le mura della cinta muraria romana – il Criptoportico romano Collocato nella parte orientale della città all’interno delle mura, il Criptoportico è una galleria rettangolare ad U, lunga oltre cento metri, molto ben conservata. Composto da due ambulacri coperti da volta a botte comunicanti tra loro per mezzo di 30 archi, illuminati da 21 aperture quadrate il Criptoportico fu realizzato in opera incerta con volte semiogivali poggianti su una fila di 31 pilastri centrali. – Cattedrale di S. Sisto – resti del Teatro realizzato in opus incertum durante l’età Sillana ed ampliato sotto gli Antonini. – Parco delle Pietre, vi sono sarcofagi e cornici, cippi con iscrizioni e sculture divelti dall’aratro o recuperati tra detriti di scavo. – Cappella della Madonna delle Grazie, che sopreleva una tomba romana ipogea a pianta circolare. Lungo la strada un imponente mausoleo romano, detto il Torrione, ha restituito durante un recente restauro un tesoro di follari e monete del basso medioevo Sono presenti anche altri mausolei uno lungola SS158 il (torrione), un grande mausoleo circolare del secondo secolo d.c. trasformato nella chiesa della Madonna delle Grazie ed un altro posto in via Campisi. Fra gli eventi fissi e religiosi si ricordala Festadi San Sisto I Papa e Martire (Patrono della Città di Alife) che si festeggia l’ 11 Agosto, la festa di S. Anna e Gioacchino il 25 Luglio,la Festadella Madonna della Grazia che si svolge la terza domenica di settembre. Tra gli altri eventi si ricordala Cicloturisticaormai giunta a più di dieci edizioni organizzata dalla Pro Loco Alifana nel mese di Luglio, Il Carnevale Alifano, L’Estate Alifana, e il Natale Alifano.